Il Ruolo del Padre secondo Laura Gutman

Secondo la psicoterapeuta argentina il padre ha due ruoli: quello di sostenere e quello di separare.

Nel suo libro Maternità tra estasi ed inquietudine, la scrittrice Laura Gutman dedica un intero capitolo alla figura del padre. Secondo lei la funzione paterna è fondamentale in due precisi momenti: il primo, tra la nascita e i due anni, coincide con il sostegno attribuito alla diade mamma-bambino e  il secondo, dopo i due anni, che invece si riferisce alla separazione, che corrisponde alla strutturazione del proprio “io” da parte del bambino, insieme al distacco emozionale della mamma. Sempre secondo la Gutman sostenere la maternità significa che l’uomo deve:

  • proteggere la mamma e facilitare la sua fusione con il neonato - perciò darle la possibilità di delegare tutte quelle faccende che non sono imprescindibili per la sopravvivenza del piccolo, facendosi lui carico di dirigere la routine domestica (scrive a tal proposito Clara Scropetta: “ciò che si osserva spesso nell’uomo è una specie di fuga dalla realtà, una tendenza a farsi carico di ogni possibile altra attività o altro compito, fenomeno esacerbato dalla famiglia nucleare e dal ruolo che in essa l’uomo riveste in qualità di care-giver unico per la compagna);

  • difendere la mamma dal contatto con il mondo esterno - il padre dovrebbe custodire il nido e trasformarsi in un intermediario tra il mondo esterno e quello interno (è interessante osservare l’universo degli uccelli: il maschio entra ed esce dal nido portando cibo e vigilando che nessun intruso si avvicini, mentre la femmina non si muove dal riparo);

  • accettare e amare la propria donna - quando nasce un figlio non è il momento di litigare, anche se spesso finisce così, ma anzi mai come in questo momento la coppia deve essere unita e collaborare.

“NON E’ FONDAMENTALE CHE UN PADRE SAPPIA CAMBIARE I PANNOLINI, SE POI NON E’ IN GRADO DI SOSTENERE EMOZIONALMENTE LA SUA COMPAGNA”.

Ogni donna è in condizione di cambiare i pannolini al suo bambino ma questo, o qualsiasi altro compito, diventa difficile se non può contare su un sufficiente sostegno emotivo, ciò non significa che il padre deve fare la mamma, ma piuttosto deve appoggiarla nel suo ruolo di madre. La psicoterapeuta racconta che durante la sua esperienza professionale ha incontrato principalmente donne che sostengono emotivamente il loro uomo: “la donna spesso si fa carico della vita emozionale dell’uomo (lo aiuta a studiare, lo appoggia nella carriera, lo aiuta a mantenere una sana relazione con la propria famiglia di origine) e contemporaneamente studia, lavora, si dedica alla sua famiglia e agli amici. Il sostegno emozionale è delegato alla donna, mentre quello economico all’uomo e tutto funziona bene durante l’innamoramento. Poi nasce il primo figlio: il parto, l’allattamento, le visite pediatriche e la stanchezza. La madre è concentrata solamente sul figlio, non ha più uno spazio individuale, dal momento che la cura di un bambino consuma tutta la sua energia; perde la sua identità, i suoi luoghi di riferimento, in alcune occasioni il suo posto di lavoro, i suoi momenti di ozio, alcune amicizie e persino la sua libertà personale. Si sente stanca ma, abituata a farsi carico da sola della sua sfera emozionale, non le viene in mente di chiedere aiuto”. Dall’altro canto può capitare che il padre si senta geloso nei confronti del figlio e reclami anche lui la sua parte di attenzioni.

DIVENTARE GENITORI RICHIEDE APPOGGIO RECIPROCO ED E’ IMPORTANTE NON CONFONDERE IL SOSTEGNO VERSO LA MADRE CON L’AIUTO NELLA CURA DEL BIMBO, POICHE’ SONO DUE SITUAZIONI BEN DISTINTE.

E il padre chi lo sostiene? Anzitutto, spiega Laura Gutman, l’uomo è sostenuto dalla sua struttura emozionale che ovviamente non è stata devastata dall’irruzione del vulcano interiore conseguente al parto. Seppur emozionato per la nascita di suo figlio, la psiche del papà è integra come il suo corpo, a differenza invece della mamma. In più, il padre è sostenuto dal lavoro, dalla posizione sociale e dall’identità che occupa nel mondo esterno. Nell’ambito lavorativo produce denaro, il posto fisso gli dà sicurezza e qui è riconosciuto per le sue attitudini psichiche e intellettuali. E’ sostenuto pure dal tempo dell’ozio: quella mezz’ora della quale dispone per fare un aperitivo o andare in palestra, il tempo che dedica alla sua igiene personale o alla sua pennichella, cose semplici che però agli occhi di una neomamma possono sembrare quasi impossibili da fare.

IL PROCESSO DI SEPARAZIONE EMOZIONALE COMINCIA SOLO INTORNO AI 2 ANNI E TERMINA CON L’ADOLESCENZA.

Tra i 20 e i 30 mesi, con l’inizio del linguaggio verbale, il piccolo incomincia a separarsi dalla fusione emozionale con la madre ed è questo il momento ideale per il papà per intervenire e rompere la fusione mamma-neonato che ha caratterizzato i primi anni. Sappiamo che la tendenza femminile è verso la fusione, mentre quella maschile è verso la separazione, per questo una madre non può produrre da sola l’allontanamento necessario. Spiega così la scrittrice: “il padre contribuisce alla separazione spinto da due interessi principali: recuperare la sua donna come soggetto sessuale e d’amore e relazionarsi direttamente con il figlio, ora che è diventato “più simile a una persona”. Il padre si relaziona direttamente con il bambino accompagnandolo verso il mondo esterno, ma affinché si realizzi una buona separazione, è importante sapere che spesso si confonde separazione con autoritarismo. Il padre può separare affettuosamente, al contrario un padre che picchia o minaccia perde credito di fronte ai propri figli e non realizza una sana separazione. Inoltre, è indispensabile rispettare i tempi reali della maturazione dell’essere umano per adattare i propri desideri alla sfera del possibile, in questo senso se un padre pretende di recuperare la sua donna dopo 3 mesi dal parto, semplicemente la sottomette a una sua necessità personale, ignorando e contrastando i reali bisogni della diade madre-figlio. Molto spesso le madri si lamentano della mancanza di interesse che alcuni uomini dimostrano verso i loro bambini. Ciò accade perché l’avvicinamento di un uomo verso il figlio è un processo sostenuto dall’amore per la donna che è diventata madre. Questa situazione si modifica quando i bambini raggiungono l’adolescenza, età in cui i padri si possono relazionare tra loro senza la mediazione materna”.

IN UNA FAMIGLIA ARMONIOSA I GENITORI CREDONO IN UNA RELAZIONE DI SOSTEGNO RECIPROCO E INSIEME SI OCCUPANO DEL FIGLIO. 

Laura Gutman sostiene che solo una coppia armoniosa può garantire la stabilità emozionale della famiglia e per farlo ci sono tre aspetti principali da coltivare:

  • il contenimento dell’altro;

  • la libertà, perché altrimenti il contenimento si trasforma in controllo;

  • il desiderio di accompagnare l’altro nel suo sviluppo personale.

Solo quando questi tre atteggiamenti vengono messi in pratica dalla coppia, uomini e donne saranno in condizione di evolversi a partire dai ruoli primari. Quando ci sono i figli i ruoli si costruiscono ed è necessario coltivarli essendo disponibili verso l’altro, poiché con la genitorialità aumenta la fragilità di ciascuno, ognuno è più esposto, stanco e perso nelle difficoltà del vivere. Conclude Laura Gutman: “dobbiamo cercare di offrire il meglio di noi stessi alla persona amata, invece di costruire aspettative su quello che può offrirci l’altro. Intraprendere un progetto di famiglia richiede il massimo della generosità e la consapevolezza dell’importanza di costruire una catena di sostegni affinché la crescita dei bambini sia possibile”.

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